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Sopravvivere al primo anno di università: guida semiseria per matricole

Sopravvivere al primo anno di università: guida semiseria per matricole

Il primo anno di università è un rito di passaggio importante, bellissimo ma anche molto frustrante. Lo immaginiamo tutti tipo Hogwarts, ma c'è decisamente meno magia e più modulistica.

Ti ritrovi catapultato in un mondo dove nessuno prende le presenze, le lezioni partono senza preavviso e il tuo peggior nemico ha un nome: Segreteria Studenti.
Le matricole entrano speranzose, con evidenziatori nuovi e planner motivazionali. Escono (a fine primo semestre) con tre appelli in arretrato, una dipendenza da caffè e domande esistenziali tipo: “Ma esattamente che cos’è un CFU?”. A questa domanda ti abbiamo già risposto noi con un nostro articolo dedicato proprio a cosa sono i cfu, gli ssd e la propedeuticità.

Se ti stai chiedendo se sei l’unico a sentirti perso, tranquillo: lo siamo stati praticamente tutti. E proprio per questo abbiamo scritto una guida – onesta, diretta e un po’ ironica – per aiutarti a non affondare nel mare della burocrazia, degli esami e delle convivenze impossibili.

Spoiler: non ti trasformerà in uno studente modello. Ma ti eviterà almeno metà degli errori che fanno tutti.
E fidati, è già tantissimo.

 

L’università NON è il liceo (e prima lo accetti, meglio è)

Sembra banale, ma è il primo trauma vero. L’università non è la versione XXL del liceo. È proprio un altro universo.

Nessuno ti interroga all’improvviso. Nessuno controlla se sei venuto a lezione. Nessuno ti chiama a casa se manchi tre settimane.
Ma attenzione: questo non vuol dire che tutto sia più semplice. Vuol dire solo che la responsabilità ora è tua.

Ecco cosa cambia davvero:

  • Il metodo di studio: dimentica i riassuntini last minute. Qui si parla di centinaia di pagine, dispense, slide, libri “consigliati ma fondamentali”, appunti da trovare (spoiler: non sempre esistono).
  • I ritmi: puoi anche fare binge watching tutta la settimana e presentarti all’esame sperando in un miracolo. Ma a lungo andare, questo metodo ti prepara a un’unica cosa: la sessione di settembre.
  • L’organizzazione: un calendario, un piano di studio (realistico) e un sistema per tenere traccia degli esami diventano alleati fondamentali.
  • Crea da subito una routine. Anche se provvisoria. Anche se la cambierai tra un mese. Ma avere un punto di partenza ti salva la salute mentale e ti aiuta a gestire l’ansia.

Ah, dimenticavamo: niente più “compiti per casa”, ma il carico di studio c’è, eccome. Solo che nessuno ti dirà quando farlo. Benvenuto nella libertà. E nella trappola.


La segreteria è un mostro mitologico (ma si può domare)

Ogni matricola inizia l’università credendo che la parte più difficile saranno gli esami.
Poi scopre la verità: il vero boss finale è la Segreteria Studenti.

Ti sembrerà un’entità astratta, nascosta dietro un portale mal progettato, email mai lette e orari di apertura così brevi che manco le poste il 24 dicembre.

Ecco alcune cose che scoprirai presto (a volte troppo tardi):

  • Il sito dell’Ateneo è una caccia al tesoro. Ogni facoltà ha il suo. Ogni corso ha il suo portale. Ogni appello ha un regolamento segreto.
    Crea subito una cartella preferiti con i link principali: area riservata, piano di studi, calendario accademico, prenotazione esami, bacheca avvisi.
  • La burocrazia non perdona: ti sei dimenticato di caricare un documento? Ops, niente appello. Hai sbagliato codice esame? Addio CFU.
    Leggi tutto due volte. Anche le istruzioni per iscriverti all’esame. Sì, anche se ti sembrano banali.
  • Le FAQ sono il tuo nuovo migliore amico: prima di inviare una mail chilometrica alla segreteria, leggi le domande frequenti.
    Spoiler: lì dentro ci sono già il 90% delle risposte che cerchi.

 

Segna su un calendario tutte le scadenze importanti (iscrizione agli esami, compilazione piani, rinnovo ISEE...). Perché anche se nessuno te lo ricorda, le conseguenze arrivano puntualissime.

Ultima cosa: la segreteria non è cattiva, è solo… inefficiente. Non prenderla sul personale.
Rispondi con gentilezza, sii preciso, pazienta. È un test di autocontrollo più che una procedura amministrativa.

 

Coinquilini: alleati o nemici

Se sei tra quelli che hanno lasciato il nido familiare per andare a vivere vicino all’università… congratulazioni.
Hai appena sbloccato la modalità "Survivor: Università Edition". Vivere con coinquilini è un’esperienza formativa quasi quanto frequentare un laboratorio da 12 CFU.

Ti insegna a:

  • Gestire conflitti senza diplomazia ONU
  • Capire se sei una persona ordinata… o solo vivevi con qualcuno che lo era
  • Imparare il valore inestimabile di un rotolo di carta igienica (e di chi lo compra
  • Convivere significa condividere tutto: spazi, silenzi imbarazzanti in cucina, playlist su Spotify e a volte anche la disperazione pre-esame.

Ecco alcune regole d’oro da non dimenticare:

  • 🧼 Fate un calendario delle pulizie. Anche se sembra eccessivo. Perché non c’è nulla di più tossico del “tanto lo fa sempre lui/lei”.
  • 🧀 Non prendere MAI il cibo degli altri senza chiedere. Mai. Neanche “solo una fetta”. Neanche se è in scadenza. È un crimine da ergastolo sociale.
  • 🗣 Parlate dei problemi appena nascono. Accumulare frustrazioni = litigare per chi ha lasciato il lavandino sporco nel 2022.

Create un gruppo WhatsApp per comunicare tutto: spese comuni, turni, bollette, emergenze. Aiuta a evitare il 70% dei drammi. L’altro 30%? È inevitabile, ma almeno ci riderete su a fine anno.

La convivenza può sembrare un incubo all’inizio, ma spesso diventa una delle esperienze più intense e memorabili della vita universitaria. Sì, anche se vi siete urlati addosso per un piatto lasciato in giro.


Appelli, prof e strategie per non farti fregare

Inizi l’università e pensi: “Gli esami sono esami. Studio, vado, passo”.
Poi scopri gli appelli. I prerequisiti. I prof che non mettono domande a crocette da 5 anni. E capisci che no, non è proprio tutto così lineare.

Benvenuto nella giungla accademica. Ecco cosa ti salva davvero:

  • Imparare a pianificare: ci sono mesi pieni di appelli e mesi deserti. Distribuisci gli esami con criterio.
  • Non fare l’errore di dire “li do tutti a giugno”. Di solito finisce con “non ne do nessuno, vado a lavorare in gelateria”.
  • Studia i prof (prima ancora delle dispense)
  • Chiedi agli studenti degli anni precedenti: fanno domande a trabocchetto? Usano le stesse slide da 10 anni?
  • Cerca i verbali d’esame online, forum, gruppi Facebook. Non è cheating, è sopravvivenza.

 

Appelli ≠ iscrizione automatica

L’iscrizione all’appello non è automatica. E nemmeno dare l’esame lo è. Se ti iscrivi e non vai, alcuni prof ti segnano come “ritirato” (e può non piacerti). Se non ti iscrivi, non puoi nemmeno entrare in aula. Controlla sempre.

Non avere paura di rimandare un esame se non ti senti pronto, ma neanche di provarci. A volte, buttarsi ti fa capire che , ci sei quasi.

Ultimo trucco? Crea un piccolo gruppo studio. Condividere appunti, sfogarsi e aiutarsi fa la differenza. A patto che non finiate a ordinare pizze e guardare TikTok.


Essere spaesati è normale

Se ti sei sentito fuori posto almeno una volta nelle prime settimane… bene. È normale.
Anzi, è uno dei segnali che sei davvero entrato in modalità universitaria.

La verità è che il primo anno è il momento in cui nessuno sa bene cosa sta facendo… ma tutti fanno finta di aver capito tutto.

C’è chi sembra organizzato, chi ha già fatto amicizia con 15 persone, chi ha un planner colorato e il piano di studi stampato in tre copie. Ma spoiler: anche loro hanno avuto la loro crisi davanti al portale d’iscrizione agli esami.

Ecco perché vale la pena ricordarsi che:

👥 Fare rete è fondamentale. Anche se sei introverso. Anche se odi i gruppi WhatsApp. Avere una rete di persone a cui chiedere info, condividere appunti o semplicemente lamentarsi è oro.

🧠 Non c’è un modo giusto di vivere l’università. C’è solo il tuo. E lo scoprirai pian piano, inciampando.

💬 Cerca aiuto, sempre. Peer tutor, sportelli, gruppi studio, piattaforme come Studybusters: non devi fare tutto da solo.

L' università è uno dei pochi posti dove è ok cambiare idea, sbagliare strada e ripartire. Non devi dimostrare niente a nessuno. Solo capire un po’ di più chi vuoi diventare.

 

Il primo anno di università è un mix esplosivo di libertà, confusione e prime volte.
La prima iscrizione a un appello, il primo esame a vuoto, la prima amicizia nata in fila alla macchinetta, la prima notte insonne a leggere slide senza capire dove iniziano e dove finiscono.

E va bene così.
Perché non esiste un modo giusto per affrontarlo, ma solo un modo tuo. E ci vuole tempo per trovarlo.

👉 Ricorda: nessuno nasce "pronto per l’università". Si impara. Si sbaglia. Si ride (a volte dopo aver pianto). L’importante è non chiudersi, non vergognarsi di chiedere aiuto e non dimenticare che non sei solə in questa giungla accademica.

E quando ti serve una bussola – o anche solo qualcuno che sappia spiegarti davvero cosa vuol dire “credito formativo universitario” –
noi ci siamo.

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